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giovedì 26 gennaio 2012

ALBANO: BASTA CLIENTELISMO, IMPARIAMOLO DAL CASO ALBAFOR - di Andrea Titti


Non si può restare indifferenti quando tante famiglie si trovano in difficoltà, soprattutto quando a causarle sono le scelte scellerate della politica. Non si può restare indifferenti davanti a decine di lavoratori che in tempi di crisi come questi vedono svanire il loro lavoro.





Un sentimento di amarezza ed a tratti di impotenza coglie ogni persona di buon senso quando accadono certe cose. La rabbia spesso non da spazio alla ragionevolezza, dopo l'ennesima speranza svanita, ci si sente presi in giro e ogni fiducia verso le Istituzioni viene a scemare. Non si può non essere solidali e vicini ai dipendenti dell'Albafor, oggi che hanno manifestato la loro indignazione e durante tutto questo momento di crisi delle aziende partecipate della nostra città. Manifestare con loro, essere moralmente partecipi tuttavia, non basta a dare loro risposte, anche perchè, l'unica risposta che si può dare, se si vuol parlare con un linguaggio di verità, è assai amara e poco consolatoria per tutti. Si, perchè la risposta non sta in un illusorio salvataggio in zona cesarini, in una ricapitalizzazione che somiglia sempre più ad una chimera, o nell'ennesima promessa da marinaio da parte di questa o quella parte politica, dato che, proprio la politica, sia del centrodestra che del centrosinistra albanense, è stata la causa del disastro odierno, dei licenziamenti, del sostanziale stato di fallimento che l'azienda vive, non ostante al suo interno vi siano delle professionalità di vaglia notevole. Per chi come noi, non ha mai partecipato alle lottizzazioni da manuale cencelli, al bazar delle assunzioni indiscriminate di amici, parenti e di politicanti trombati, non ci resta che chiedere un sussulto di responsabilità a chi di dovere, spiegando ai lavoratori la reale situazione. L'accanimento terapeutico è inutile, oltre che crudele, perciò se si vuole uscire dall'angolo, si investa su un percorso di formazione e reinserimento nel mercato del lavoro per chi è stato e per chi sarà licenziato e si lavori per azzerare le attuali società, nel modo più indolore possibile, in vista di una ripartenza dei servizi pubblici indispensabili. Ogni altro tentativo rischia soltanto di allungare l'agonia. Tutto ciò però, non può che prevedere un passo preliminare da parte della classe dirigente di Albano, cioè una comune ed unitaria assunzione di responsabilità per quanto è accaduto, con annessa pubblica dichiarazione di rifiuto, rispetto ad un metodo clientelare che oggi sta presentando il suo conto salato. Ogni scelta aziendale sbagliata infatti, è figlia di chi l'ha presa, senza avere la necessaria esperienza in fatto di gestione aziendale, perchè magari proveniente da altri ambiti lavorativi o professionali, e perchè ogni decisione priva del necessario controllo può provocare danni. Additare questo o quello al pubblico ludibrio non ha senso, come non ha senso attribuire ad una parte tutte le colpe, praticando il solito scarica barile, per cui la colpa o è di chi è venuto prima o è di chi è succeduto. La gente non ci crederebbe più, ammesso che ancora ci creda. Se la politica vuole affrancarsi deve voltare pagina con gesti forti, il coraggio verrà certamente compreso e ripagato, anche se costerà inevitabili prezzi a chi negli ultimi venti o trenta anni ha occupato il potere. La vicenda Albafor e Albalonga sia da lezione anche per i cittadini, per non farsi più ammaliare dai pifferai magici che elargendo un posto di lavoro, magari precario, ad un familiare, si sono comprati la preferenza fino alla tomba politica, senza pensare che quel posto, potrebbe durare assai poco. Il senso civico non è una bella parola da spendere nei comizi, ma una pratica quotidiana fatta di consapevolezza, di rifiuto delle scorciatoie, di ogni furbizia all'Italiana. Se questo sforzo sarà comune sia da parte della politica sia da quella dei cittadini, si potrà sperare in una buona amministrazione della cosa pubblica, altrimenti si procederà di scandalo in scandalo, di fallimento in fallimento, in un eterno teatrino dai ruoli intercambiabili ma dal copione unico e con una fine già scritta.







Foto prese dal blog: Cecchina24

5 commenti:

  1. chi te l'ha dettato il tuo capo? magari si è dimenticato qualche passaggio fondamentale che certe disfatte sono iniziate da lui!!
    MR

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  2. l'affrancarsi dalla politica e l'interruzione dello scaricabarile ha un solo metodo: un'analisi attenta di ciò che è accaduto e l'affidamento a chi è istituzionalmente preposto nell'identificare le responsabilità (magistratura, corte dei conti e chi per loro).
    La politica ha dimostrato di non sapere guardare oltre nella ricerca di soluzioni: continuità, collusioni, protezioni e tutto il corollario di inadeguatezze e inadempienze sono la dimostrazione.
    se questa azienda deve morire che ciò avvenga in coincidenza con una verifica puntuale di quanto ha determinato tutto ciò.
    va comunque detto che la responsabilità non deve essre attribuita genericamente alla politica (destra o sinistra che sia)bensì a coloro che con il loro agire hanno perseguito i propri interessi degenerando il concetto di bene pubblico e di interesse comune.
    La verità è dolorosa ma anche doverosa, ciò è dovuto per rispetto dei lavoratori che ieri hanno manifestato in piazza e che continuano a lavorare senza stipendio.

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  3. quanti pochi commenti, che silenzio da parte dei soliti protagonisti. come mai?
    forse i nostri politici e i loro fans stanno riflettendo sul da farsi o forse stanno ancora cercando di capire in quale posizione collocarsi.
    dove sono i pro-marini? e gli anti-marini? e i famosi teorici del marin-mattei? e i nostalgici matteiani?

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    1. Ero iscritto al PD fino al settembre del 2010, mi sono autoespulso proprio perchè del programma elettorale nemmeno un punto a segno nei 18 mesi di governo, uno dei quali, una farmacia a Cecchina e una a Pavona! E' stato motivo di scontro sia nei direttivi di partito, sia nei colloqui a tu per tu. Teoria Marin-Mattei, no, non è una teoria, ma una realtà!

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  4. Forse l'argomento è troppo serio e complicato per certi comici da operetta e preferiscono azzuffarsi per due spicci .

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