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lunedì 1 agosto 2011

BALLATE D'AMORE E DI MALINCONIA: INNI E BALLATE DELLA PASSIONE - di Carla Righetti


La verità, vi prego, sull’amore è una raccolta di poesie scritte da Wystan Hugh Auden (York 1907 – Vienna 1973), tra il 1932 e il 1939, anni estremamente ricchi dal punto di vista dell’esperienza dell’autore.

L’Autore. Nel 1930 Auden era tornato in Inghilterra, dopo un anno di studi a Berlino (ove incontrò il teatro e la scrittura del Brecht), madrepatria in cui cominciò a pubblicare le proprie raccolte di poesie. Gli studi erano stati coronati ad Oxford, dove aveva fondato una società letteraria, la Auden Circle.


Un’umanità, quella dell’opera di Auden, tipica dello scrittore aperto al mondo e che scrive ben conoscendolo: gli interessi di Auden andavano da Freud al marxismo (era di sinistra, al punto di andare a sostenere, come autista, i Republicanos durante la Guerra Civile spagnola nel 1937, restando profondamente scosso dalle atrocità commesse da entrambe le parti), dal teatro di Ibsen a quello di Shaskespeare, il già citato Brecht, la filosofia di Kierkegaard e la musica di Verdi e Mozart. Omosessuale, nel 1935 sposò Erika Mann, la figlia di Thomas Mann, per salvarla dalla Germania nazista: matrimonio che restò atto formale. Nel 1939 si trasferì in America, assieme a Christopher Isherwood, che a Oxford era stato suo compagno e con cui poi rimase in stretta amicizia per il resto della vita. Dal 1946 ottiene piena cittadinanza americana, la sua produzione (poetica e non) abbandona il tono drammatico delle precedenti composizioni, per dedicarsi a tematiche etiche e religiose di diverso respiro, continuando però a coniugare, da una parte, la modernità e la sua incertezza e, dall’altra, i ritmi e il respiro di forme stilistiche più antiche.

Il testo. Le poesie presenti in La verità, vi prego, sull’amore, furono stese per essere accompagnate dalla musica di Benjamin Britten, interpretate da Hedli Anderson (soprano): alcune hanno una vera e propria forma di ballate popolari. Dieci composizioni poetiche di irresistibile bellezza, irretite dall’amore e dal tempo che passa, ancorate da una parte alla forza del sentimento, dall’altra all’ineluttabilità di quel che la mente può ideare e riconoscere di vacuo e debole nella natura umana.
Un’intensità struggente sostiene i versi di queste dieci poesie (presentate con testo a fronte, come ogni poesia richiede), in cui tutte le emozioni legate all’amore si intersecano a creare mosaici personali e universali, specchi quasi perfetti dell’imperfetto sentire dell’uomo.
Uno dei componimenti più famosi della raccolta, e più conosciuti di W. H. Auden, è Funeral Blues (“Blues in memoria”), che in una completezza formale e poetica di delicata malinconia e lamento riesce a trasmettere il vuoto del venir meno della persona che si ama. Una ripresa di Funeral Blues è adombrata nelle parole di Roberto Benigni quando, ne La tigre e la neve (2005), parla con l’anziano specialista arabo, che può capirne il senso ma non le parole, per cercare di fargli ricordare la formula per mettere insieme un medicinale per salvare la propria donna.

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy
                                              bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners
                                              come.

Fermate tutti gli orologi, staccate il
                                              telefono,
fate star zitto il cane con un osso saporito,
fate tacere i pianoforti e con un rullio
                                               attutito
portate fuori la bara, lasciate venire quelli che
                                              si percuotono in lacrime.

(Traduzione della poesia di Carla Righetti).

1 commento:

  1. W.H. Auden in dieci composizioni poetiche di estrema bellezza, capaci di dire tutta la gioia e la spiritualità dell'amore, l'incalzare ineluttabile del tempo, la tremenda ferita della separazione e l'illusione della passione. In lingua inglese, inni di vita, sofferenza e bellezza.

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