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domenica 24 luglio 2011

ASSASSINO DEI NOSTRI VALORI CHI IN NOME DI ESSI UCCIDE - di Andrea Titti

Da quell’ undici Settembre 2001 ci siamo quasi abituati ad ascoltare notizie di stragi, uccisioni, fatte in nome di una società alternativa alla nostra, al nostro modo di concepire la vita e la civile convivenza. Facile ci risultava l’indignazione, verso coloro che ci additavano come nemici, senza che noi stessi avessimo contezza delle nostre colpe o delle reali motivazioni storiche di cotanto odio.

Si ammantava il sangue con il velo dell’integralismo religioso, di una religione, quella islamica, così lontana da noi e così da noi poco conosciuta. Le tradizioni, le usanze, la concezione e la considerazione della figura femminile, della famiglia, della persona umana, ci spaventavano, ci spaventano, fino quasi a farci odiare tutto ciò che avesse solo il sapore di arabo. La nostra reazione, spontanea, onesta, di autodifesa, in cerca di una sicurezza apparentemente perduta, era giusta e giustificata, doverosa, imprescindibile, contro chi, strumentalizzando la Fede, ambiva, ed ambisce, al predominio economico del mondo e delle sue fonti di approvvigionamento.

In questi anni abbiamo tentato di battere il terrorismo, allo scopo di affermare un modello sociale fatto di libertà, contrapposto a quello della schiavitù, del totalitarismo. Ma siamo certi di averlo fatto nel modo e con gli strumenti vincenti? Io credo di no. Abbiamo posto l’accento sulla radice religiosa del fenomeno terrorista, additando l’Islam come fonte e radice del male, risvegliando anche dalle nostre parti, molti integralismi, religiosi e non, che, nell’antiislamismo, specchiavano una visione reazionaria della società occidentale, tendente all’’irrigidimento di ogni conquista civile ottenuta negli ultimi decenni di secolarizzazione. Questi istinti, che credevamo definitivamente sopiti, hanno fatto a loro volta, dell’odio verso l’Islamico, la loro ragion d’essere, attraverso la quale riaffermare una visione, chiusa, intollerante, muscolare, del nostro stile di vita, per certi aspetti totalmente speculare alla concezione voluta dagli integralisti islamici stessi.

Le Moschee contro le Chiese, i Campanili contro i Minareti, e così via, in una eterna contrapposizione, che vedeva la nostra civiltà, Cristiana, superiore alla loro. Questi concetti, declinati con varie gradazioni di raffinatezza ed eleganza culturale, sono stati fin qui la base ideologica della nostra guerra al terrorismo, inutile nascondercelo, ed inutile nasconderci che, fino ad ora, sono stati perdenti. Perdenti perché ogni estremismo è perdente e minoritario in ogni società evoluta. Questa sconfitta si è fatta sentire proprio in quelle società nazionali che facevano della cultura un vanto, quella “vecchia Europa”, che si è mostrata incapace di trovare in se stessa un comune modello di integrazione e sviluppo, intimidita dai nemici esterni ed interni, capaci di mobilitare le pulsioni più recondite presenti in ogni popolo, molto di più che le strategie a medio termine per governare il sistema, che le classi dirigenti avrebbero dovuto gestire.

Ancora una volta l’esempio ci viene da oltre Atlantico, da quella “rozza” e “guerrafondaia” America. La quale, senza rinunciare a misure polizesche e militari, per innalzare il grado di protezione, controllo e repressione, ha saputo dare una risposta politica e sociale, che tenta di rispondere alle domande del tempo. Al terrorismo di matrice Islamista, si risponde con l’elezione di un Presidente degli Stati Uniti, di chiara origine Islamica, di pelle scura, afroamericano, di nome Ussein. Questa risposta in se non è garanzia di vittoria, molte sono ancora le questioni aperte ed irrisolte, ma è una risposta, l’Europa ancora ne deve dare una.

Gioco facile hanno avuto nel vecchio continente i movimenti d’opinione che hanno cavalcato le paure, ma la propaganda, specie su tematiche così complesse, ha vita breve, e ben presto ci si confronta con una realtà che fa più spavento del terrorismo nemico. Quando nella civilissima Norvegia, una autobomba fa saltare un palazzo in pieno centro ad Oslo, ed un pazzo fa più di novanta vittime in un campeggio estivo organizzato dal locale Partito Laburista, ci sentiamo rassicurati nel sapere che l’attentato è stato rivendicato da una sedicente sigla islamista internazionale, una delle tante, una nuova, tanto sono sempre loro. Invece, nel giro di poche ore, eccoci apparire il volto di un ragazzo attempato, un giovane vecchio, che, in difesa dei “valori Cristiani e occidentali”, ha voluto punire chi li sta “svendendo” a Maometto, a colpi di mitra ed esplosivo. Sarà il caso di interrogarci dunque, prima che certe infezioni tornino a palesarsi tra di noi, scagliando frecce avvelenate contro le nostre Istituzioni (il palazzo nel centro di Oslo), ed i giovani, (quei ragazzi riuniti per dibattere e confrontarsi, divertendosi e facendo comunità, in quel campeggio norvegese).

I giovani e le Istituzioni, irriducibili ed acerrimi nemici di ogni integralismo, i primi perché amanti della vita, le seconde perché custodi gelose della democrazia e delle sue conquiste. Questi sono i nemici di ogni terrorismo, poco importa la sua matrice ispiratrice, questi sono i valori che ogni uomo e donna liberi debbono difendere e diffondere. Ogni civiltà è superiore ad un’altra in quanto essa stessa sa di non esserlo, non perché vittima di chissà quale relativismo, ma perché imperniata di tolleranza, solidarietà, principi democratici. Contrapponendo religione a religione, estremismo ad estremismo, la vittoria sarà sempre dell’estremismo peggiore, mai potremmo prevalere, perché lo sviluppo dei nostri modi di vivere, non potrà mai reggere lo scontro con società che viaggiano cento anni indietro rispetto alle nostre in tema di diritti civili e laicizzazione dello Stato.

Diffondere democrazia, a partire dalle nostre terre, non esportare democrazia, visto che, anche da noi, non gode di sfavillante salute. Ripartiamo da quei ragazzi su quell’isola norvegese, da quel campeggio, da quel far comunità, da quel confrontarsi sorridente ed ottimista, dal loro esempio e dal loro ricordo, per costruire quel modello di integrazione e sviluppo che ci permetterà di parlare di un’Europa davvero unita e dotata di propria identità.

Assassino dei nostri valori è chi, in nome di essi, uccide.

1 commento:

  1. Riflettiamo sulla lotta al terrorismo, che prima di essere militare va affrontata con le armi della cultura. Se perderemo questa sfida vinceranno gli estremismi di ogni matrice essi siano. Innalziamo i valori della democrazia e delle libertà contro il terrore.

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