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giovedì 30 giugno 2011

WIKILEAKS E I SEGRETI DI PULCINELLA – di Andrea Titti

L’11 Settembre della diplomazia, lo ha definito il nostro ministro degli affari esteri. Un complotto planetario, si è affrettato ad aggiungere il governo, poi ridimensionando questa sua nota. Ma cos’è davvero il ciclone wikileaks? Proviamo a riflettere scevri dalle polemiche politicanti del tritacarne quotidiano. Dalle Ambasciate Americane di mezzo mondo, tutte le più importanti, dall’Europa alla Cina, dal Medio Oriente alla Russia, si scambiano dei “Report”, ossia dei resoconti scritti e riservati, inerenti: governi e governanti stranieri, partner e nemici degli Usa, status interno di Paesi, quadri politici ed economici di continenti interi e di intere classi dirigenti, scenari futuri, opinioni personali, gossip e pettegolezzi inclusi. Il tutto, ovviamente, in forma strettamente riservata, o almeno, così volevasi che rimanesse, fino a che, si presume tramite una o più “manine” che, dall’interno, abbiano girato tali “report” ad un giornalista, o sedicente tale, il quale, gestisce un sito internet, incaricatosi di squadernare a tutto il globo, la corrispondenza riservata della diplomazia dello Zio Sam.
Julian Assange, questo il nome del curatore del sito wikileaks, ha altresì, prudentemente per lui, inviato i documenti, preventivamente la loro pubblicazione, ai più grandi quotidiani e media del mondo, garantendo così la più ampia cassa di risonanza possibile al suo skoop. Dal punto di vista puramente giornalistico Assange credo meriti il premio Pulizer a vita, dal punto di vista politico e diplomatico la discussione è più complessa, ma non troppo, proviamo a fare chiarezza di ruoli. Assange è un giornalista o un politico? Certamente è un giornalista. E cosa deve fare un giornalista? Deve raccontare la cronaca degli eventi, indagare sulla realtà, anche la più nascosta, e, farla conoscere, il più puntualmente possibile, ad una platea più ampia possibile, non trascurando ovviamente le sue fonti e la loro attendibilità. Cosa invece deve fare un politico, e nel caso specifico un diplomatico? Semplicemente l’opposto del giornalista!

La diplomazia ha, o dovrebbe avere, come unico scopo, la tutela dell’interesse nazionale. Essa per antonomasia rappresenta l’arte del mentire, del compromesso, del segreto di Stato, dei rapporti sotterranei, degli interessi sovranazionali, il tutto condensato nella politica estera di una Nazione. Il giornalista ed il diplomatico rappresentano paradossalmente gli opposti della stessa medaglia: guardia e ladri, cane e gatto, la rana e lo scorpione, l’uno deve scoprire mentre l’altro celare. La politica dovrebbe essere la sublimazione a fin di bene dell’arte del compromesso, per sua natura la politica estera è la massima e più alta espressione della politica, per questo deve avere dei segreti, del non detto, del mascherato. Il punto è: dove poniamo il confine tra interesse nazionale e affari illeciti? Quale il limite della diplomazia nel poter mentire al suo interlocutore per trarne vantaggi o raggiungere obiettivi? Quale il confine tra interessi economici e politici?

Assange e wikileaks ci mette davanti ad una cruda realtà, quella per cui alcuni “segreti”, alcuni modi di operare delle diplomazie occidentali non reggono il confronto con la moderna società dell’informazione e della comunicazione, e, con gli strumenti tecnologici di cui dispone. La rete si è dimostrata capace di far emergere cose che si riteneva di poter mantenere nascoste, per farle giudicare all’opinione pubblica. Ma quali cose? Di ogni tipo, si va dalla chiacchiera da bar, alla politica energetica, dalle minacce di guerre ai pettegolezzi sessuali, sono tutte cose che in realtà, tutti noi sappiamo, o millantiamo di sapere, tutti noi ne parliamo nelle nostre discussioni a tavola o con i nostri colleghi di lavoro. Tutte cose che però, hanno un diverso effetto e peso se le vediamo scritte su carta intestata del Ministero degli Esteri Americano. Quel bollo, quel timbro, spaventa molti, fino a far avere reazioni scomposte, frastornate.

In realtà rappresentano i segreti di pulcinella, cioè tutto ciò che la gente sa, dice ma non può essere detta in vesti ufficiali. Una gigantesca ipocrisia, per cui, l’interlocutore passa da miglior amico a inaffidabile in 2 giorni, ma carica di gravi conseguenze che ci deve far interrogare seriamente. Quale il rapporto tra Stati democratici e dittature? Si possono fare affari economici in spregio della democrazia e dei diritti umani individuali? Le diplomazie possono ancora mentire nei loro reali rapporti internazionali?

Wikileaks ha rotto il muro di gomma dell’ipocrisia e costringerà, d’ora in poi a ripensare la politica estera planetaria, facendola stare più attenta al reale controllo che l’opinione pubblica ha su di essa, attraverso i media, non controllabili da nessun potere. Si dovrà creare un nuovo equilibrio tra verità e bugia, tra compromesso e obiettivi strategici, il tutto sarà a vantaggio delle democrazie, perché i cittadini, sempre più avranno in mano strumenti per giudicare i propri governanti. Non ci stupiremo se tra qualche mese, o anno, Assange morirà in un misterioso incidente automobilistico ed il suo sito sarà oscurato o delegittimato, ma, il suo scopo lo ha già raggiunto, quello di far sapere che il vecchio modo di concepire i rapporti tra Stati e Potenze mondiali è morto e non più riproponibile.

Con tutti i suoi limiti e le sue storture, i documenti del giornalista australiano, sono un’opportunità di crescita ed avanzamento per l’Occidente, per tener sempre la guardia alta, verso il mantenimento della soglia di democrazia e pulizia dei legami internazionali. Anche l’Italia rifletta sul suo reale posizionamento nello scacchiere internazionale, non guardando solo al piccolo cabotaggio di qualche commessa vantaggiosa, ma al suo reale ruolo nel mondo che cambia, sfuggendo una cultura puramente mercantile e affaristica che non ci appartiene e che, alla lunga, penalizza il nostro vero interesse nazionale, il quale, troppo spesso viene citato come paravento o giustificazione per atti contro il bene della nostra Patria.

1 commento:

  1. Andrea Titti, commenta la vicenda Wikileaks e l'impatto reale dei "segreti" rilevati al mondo dalla diffusione dei dati sensibili sulla diplomazia mondiale di Julian Assange

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