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mercoledì 1 giugno 2011

META LA CITTA' DEI CASTELLI ROMANI: SERVE UN MODELLO COMPLESSIVO DI GOVERNO DEL TERRITORIO - di Andrea Titti



I partiti spariscono, la politica si riduce a rissa di spartizione, il distacco tra cittadini ed istituzioni sembra non aver più fine, niente appare in grado di coinvolgere davvero le comunità. In questo panorama desolante non può tuttavia sfuggirci che per quanto ci si allontani dalla politica, i territori richiedono di essere governati, oggi più che mai. L’era della globalizzazione non consente di attardarsi in equilibrismi politicanti, sono richieste assunzioni di responsabilità e scelte chiare e rapide, per delineare un modello di sviluppo che attiri investimenti e garantisca una buona qualità della vita. 

La politica Italiana, oggi, è incapace di rinnovarsi, di trovare al suo interno le risorse per darsi nuovo slancio, incapace di produrre classe dirigente. Questo fenomeno è ancor più grave in periferia, ove assistiamo all’immobilismo, interrotto soltanto da guerre per bande, o sarebbe meglio dire, per famiglie, vista l’ultima parentopoli. Paradossalmente però, è proprio in periferia che si sente più forte l’esigenza di una nuova e preparata classe dirigente. Consiglieri comunali, assessori, sindaci, e così via, sono loro oggi che detengono importanti leve di governo che incidono sulla vita quotidiana dei cittadini. Sono gli eletti negli enti locali infatti, il primo presidio della democrazia, sono loro le sentinelle del polso del Paese, sono loro a fronteggiare per primi le questioni economiche e sociali che ci investono. 

Siamo sicuri che la media di questi soggetti abbia gli strumenti per essere all’altezza del compito? Siamo sicuri che esistono oggi i luoghi ed i meccanismi per innestare energie fresche nei governi territoriali? Oppure piuttosto assistiamo ad un continuo balletto di formule algebriche, di personalismi familistici, di siderale distanza dai veri problemi? Certamente ci sono le eccezioni lodevoli di ottimi amministratori, giovani, capaci ed onesti, in ogni schieramento, ma restano oggettivamente eccezioni che confermano tristemente una regola di mediocrità. Non esiste più il dialogo tra persone sulle tematiche reali, sulle soluzioni da intraprendere, c’è tanta propaganda e zero comunicazione con i cittadini. Noi ci ostiniamo a non arrenderci a questa situazione, continuiamo ad appellarci alle forze vive della politica e della società, più ampiamente intesa. 

Continuiamo a sollevare problemi e proposte su ciò che per i Castelli Romani non è più rimandabile ne eludibile, cioè un ripensamento complessivo del nostro modello di sviluppo, economico, sociale ed istituzionale. Per questo auspichiamo l’incontro tra tutte le realtà produttive che si esprimano su questo. Terzo settore, volontariato, mondo associativo e classe politica, insieme riflettano su cosa sono e cosa dovranno essere i nostri Comuni tra 10anni, su quali risorse puntare e su come ringiovanire la nostra classe dirigente. Lanciamo da queste pagine qualche proposta che speriamo non sia lasciata lettera morta per i soliti interessi di fazione. Si istituisca un tavolo informale di confronto che sia capace di produrre proposte e personalità che le rappresentino con competenza, superando ove necessario gli steccati puramente partitici, che oggi, sono più simili a prigioni per l’innovazione che contenitori capaci di generare novità positive. Si parta dal modello istituzionale che si vuole dare ai Castelli Romani. 



Vedete, si fa un gran parlare di federalismo, non di rado con toni strampalati ed inaccettabili, e, si trascurano le trasformazioni concrete che esso apporterà per tutti. E’ in via di approvazione definitiva infatti, la legge che istituisce Roma Capitale, dando al nostro capoluogo di Provincia poteri speciali su materie cruciali, si parla inoltre di rivedere l’istituto della Provincia di Roma, si parla di Città Metropolitana, ma ci siamo chiesti mai cosa significa questo per i Castelli? Quanto e come incideranno su di noi questi mutamenti? Depositati in parlamento vi sono diversi disegni di legge che ridisegnano il sistema istituzionale dei nostri paesi. Con il giusto accrescimento dei poteri di Roma e l’affievolimento della sua Provincia c’è chi auspica la trasformazione dei nostri Comuni in circoscrizioni dipendenti dall’amministrazione Romana, che, avocherebbe a se competenze quali, trasporti, viabilità, servizi sociali e quant’altro oggi è nelle mani dei sindaci, delle giunte e dei consigli comunali. I nostri Comuni ridotti a municipi non sarebbero più indipendenti e con autonoma autonomia amministrativa ma si ridurrebbero ad enti subalterni a Roma, esclusivamente intesi come enti consultivi chiamati a ratificare decisioni prese altrove. Pensiamo all’Inceneritore, alle infrastrutture, le scelte che convengono a Roma non sempre coincidono con gli interessi dei Castelli, anzi molto spesso sono in rotta di collisione. Essendo tuttavia tutti gli interessi ed i bisogni in campo legittimi e degni di risoluzione, in che modo si governano? Chi li governa? Stante il fatto che una semplificazione amministrativa è indispensabile, lanciamo sul tappeto un’idea che riteniamo sia praticabile per tenere unite tutte le esigenze, dotando i nostri territori di strumenti moderni di gestione e governance. Proponiamo l’istituzione della Città dei Castelli Romani. Un’ente intermedio di governo di area vasta che accorpi le nostre municipalità e che si possa interfacciare con la nuova struttura istituzionale federale Romana con pari dignità, rappresentando oltre 500mila abitanti. Con questa soluzione si potrebbero trasformare i 17 attuali comuni in Municipi, sul modello attuale di Roma, così facendo si armonizzerebbero le competenze, snellirebbero i tempi di decisione, risparmiando risorse, sprechi ed i costi della politica. 

Una Città dei Castelli Romani dotata di competenze reali e risorse autonome, che si avvale di Municipi territoriali (corrispondenti agli attuali 17 Comuni) che abbiano poteri minori e rivisitati. A nostro avviso la mera dipendenza da Roma sarebbe una sottomissione che ipotecherebbe ogni ipotesi di sviluppo territoriale riducendo i Castelli Romani ad un mega dormitorio privo di attrattiva e prospettive.

1 commento:

  1. Lanciamo la proposta di un nuovo assetto istituzionale di governo dei nostri territori per migliorare l'efficenza delle Istituzioni.

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